sabato 30 luglio 2011

Semplicemente Papapicus

Nulla da dire. Solo far vedere quanta vita indimenticabile siamo stati capaci di creare. Amo ognuno di voi. Non dimentichiamoci mai.

lunedì 25 luglio 2011

Nessuna sorpresa

Nessuna sorpresa. In fondo, la sorpresa vera è starci ancora. Come il vento di oggi, insistente, un po' noioso, uguale. Di questo passo l'estate agguanterà settembre prima del dovuto. E con settembre i miei quarantuno anni, assenti, inutili, già vissuti e svaniti ancor prima di essere presi. Nessuna sorpresa attesa e nessuna sorpresa capitata. Soltanto certezze di nullità. Nullo l'amore che ho serbato per te e nullo il mare immenso in cui hai fatto annegare quei baci respirati con avida tenerezza. E pur nel fumo di una, cento sigarette, che con successione lenta hanno riempito il palato di corazze impenetrabili, pur nel fumo amaro che ha cancellato i segni dentro la bocca, io tengo il sorso del tuo bacio ancora attonito, fermo qui. Tanto da non riuscire a vocalizzare più le mie debolezze per te. Tanto da essere un vacuo minuto di follia per ogni minuto che ti porta lontano da me. Nessuna sorpresa, insomma... se la sorpresa sei tu.

lunedì 18 luglio 2011

Ho ripreso la mia vita


Stasera ho ripreso il mio gohonzon, dopo averlo lasciato in custodia per quattro lunghi mesi. Il gohonzon è l'oggetto di culto buddista e rappresenta la mia vita. In questi mesi la mia vita è andata a rotoli, probabilmente perché ho tenuto il gohonzon troppo lontano da me. Davanti al gohonzon si prega. si prega non una entità esterna a noi stessi, ma si rivolge il delicato pensiero al nostro cuore. Si prega affinché i giorni prendano la piega che solo il ritmo vitale dell'universo ha tenuto in serbo per noi. Domani riprenderò a pregare. Ora ci sei anche tu nella mia vita, chissà. pregherò perché tutto si manifesti liberamente, assecondando il tempo preparato per me e per coloro che potranno entrare in me.


martedì 12 luglio 2011

Sei stato condannato

Che poi ti guarda con occhi briosi e ti sputa in faccia un veleno!
“Sei stato condannato, lo sai no?”

Uno pensa “e questa che vuole?”, soprattutto in un pomeriggio afoso come questo. La conosco a malapena, i capelli biondi e ammollati.
“No che non lo so!”

Le mie condanne sono state tante, molte ancora da scontare. Me ne rendo conto. Né poteva essere diversamente se a un tratto cambi totalmente vita, giri, amicizie, ideologie, stati. Mi sono creato stuoli di nemici, gente che oggi a vedermi morto si farebbe un giro di danza intorno alla tomba. Ma mai avrei pensato di trovarmi condannato in contumacia per fatti a me estranei. Che in verità tanto estranei non sono, visto che mi hanno chiamato in causa per una di quelle firme che apponi senza avvedertene, così per fare un piacere a qualcuno e che ti scordi pure di aver messo. Raggirato? Ma si, diciamolo pure. Il coglione di turno.

“Sei stato condannato a risarcire i danni e le spese processuali, sai tanti soldi…”.
Uccidetemi!


mercoledì 6 luglio 2011

Ci si mette in macchina una domenica mattina di fine maggio col sole fulgente della piena estate. Si attraversano rose ed ulivi a tutta velocità, prendendo colpi di colore negli occhi. Ci si sente felici. Le campagne isolate dell'entroterra sono più belle delle sudate spiagge dove si riversa un mondo mediocre di bagnanti. Siamo gli unici missionari che salgano verso la cima della collina abbandonandoci il mare alle spalle, intenti a macinare zolle di terra per capire i segreti di lunga vita della vecchia dell'eremo. Novant'anni zoppicanti e dediti alla preghiera continua, questa donna antiquata ci ama e ci regala ciliegie a volontà e noi la omaggiamo con una visita di cortesia. Questo posto isolato, però, ha oggi parole di saluto e ci fa ricadere addosso una grandiosa ombra come di carrubo sgangherato e sorprendentemente flesso in avanti che muore di lento degrado. E' l'esatta coscienza della storia, è la valutazione del limite e il suo ultimo raggiungimento. I ricordi diventano rovine tra rovi che straziano e sospendono gli attimi del cuore. C'è forse qualcosa che si muove nel ventre di mia moglie, qualcosa di nuovo che rinnova i cicli dell'umanità, ma il sorriso un po' spento di ciascuna pietra dell'eremo e la disincantata colpa dell'oblio hanno diviso la mia gioia. Sta tornando a Dio ogni mia proprietà: la premura materna della vecchia, le mani nodose che creavano attaccamento, le benedette volte in cui mi mettevo in ascolto delle sue parole. E le maledette posture lasciate sotto il carrubo nel tempo della passione. Tutto torna indietro o si catapulta troppo in avanti, tutto al di fuori della nostra portata. Rimane quella vertigine provata per aver messo un piede nella storia e averci perso definitivamente un pezzo. Mia moglie è qui che mi bacia ed è l'unica salvezza.