giovedì 23 giugno 2011

Sei un piccolo fiore per me

Si è alzato un coro soffice, come brezza venuta a raccogliere le lacrime. Mille cuori tutti al loro posto, dentro il tuo. "Sei un piccolo fiore per me", questo diceva sottovoce la marea sul sagrato, sugli spigoli delle case, sulle lastre di pietra in fondo alla strada, sulle finestre aperte e dovunque ci fosse uno spazio da riempire. E mentre questo giorno caldissimo ci avvolge e con noi si muove assecondando la musica, che si insinua stretta tra le nostre spalle addossate l'una all'altra, tu canti più forte nel silenzio della morte. "E il dolore che hai, mi ricorda qualcosa... va beh...".

martedì 21 giugno 2011

Ciao Ettore

Ciao Ettore, che fai stasera? Scommetto che ti stai preparando per registrare un altro video, vero? Canta, Ettore, canta e non fermarti nemmeno ora.:* Perché a morire siamo noi, con i nostri pianti inconsolabili, con le nostre prossime giornate difficili. :°°°

http://www.youtube.com/watch?v=ojMpgOC6r0I&feature=share

[morire a 18 anni è un furto]


lunedì 20 giugno 2011

La densa onda della malinconia

Al primo appuntamento sono arrivato in ritardo. Avrei dovuto sfaccendarmi per portare nel suo nuovo alloggio da universitario scatole, cartoni e cianfrusaglie varie, ma al mio arrivo tutto era stato sistemato. Aveva l'aria di un ragazzo semplice o meglio l'aria di chi tale vuole farsi credere. Gli occhi chiari, bellissimi, dolci. Dapprima mi ha ripreso per il ritardo, forzando un'animosità che di fatto non gli appartiene, poi si è seduto dandomi la mano per un attimo. Un attimo che è durato per sempre. Ci siamo coniugati come due piccoli sensibilissimi verbi nel tempo di una battuta, da lì urlando giorno per giorno fiumi di parole. Abbiamo fatto di ogni dolenza la comune appartenenza. Il pianto amaro di nostra madre a saperci diversi, il velo di tristezza che ci appanna solo a dire padre, il rimorso e la colpa piantata solo a ricordare il lontano amore per le compagne: questi sono punti fermi che ci inchiodano l'uno all'altro. E poi tanto bene, tutto il bene di un fratello che si avvicina per rimuovere la densa onda della malinconia e te la ridona in forma di sorriso.

Sugli ammansiti occhi appena un ciglio
di mestizie, che Luca davanti al mare
trattiene come un ceppo con le sue foglie,
indolente perché dicembre è possente
quando torna a sferrare sulla faccia
i giorni prima di Natale. Io stesso
che incedo al vento, io stesso mi sfrondo.
Ma dicembre è un passante immemore,
uno sbuffo che Luca ed io respiriamo
perché congiunti ci apprestiamo a fare
di ogni dolenza la comune appartenenza.
Perché non c’è altro mare che ci inzuppi
la coscienza o ci stemperi il cuore molle
più del pianto amarissimo di nostra madre.

domenica 19 giugno 2011

Ingresso libero

Talvolta la vita si arena e non sai muovere i mucchi di sabbia. Non è neanche detto che la soluzione più giusta sia spostarli. Forse sono lì ad indicare che la direzione da prendere è da tutt’altra parte. Altrove, lì dove mai hai pensato di portarti o dove ti sei portato e non ci hai creduto. Stasera è una sera così. E anche ieri sera. Da qualche tempo il tempo è sempre lo stesso, nulla che porti giovamento, nulla che mostri una tendenza contraria. A detta di chi sa capire i miei silenzi, questo è solo un tempo di attesa. Ma che c'è da attendere se la cosa più preziosa è già arrivata? Ecco, il punto allora non è più aspettare: è riprendere. Quando respingi una persona, la persona della tua vita, puoi spendere vanamente il resto della tua esistenza, come infilare al buio una chiave nella serratura, finché non provi paradossalmente a riprendertela. E del resto, raggiunta quella consapevolezza, non servono più chiavi o meccanismi di apertura: l'ingresso diventa libero.


Caffè di domenica

Toglietemi tutto, ma non gli occhiali. Senza occhiali mi sento nudo. Non è il massimo del glamour, specie se ci si sbatte in pista. L'ultima volta mi sono volati via e non so come abbia potuto ritrovarli sani. La verità è che la mia faccia è moscia, quasi volgare nella sua semplicità. Un bel paio di occhiali, ecco sì, mi rivitalizzano. Mi danno un senso. E naturalmente, ci vedo molto meglio. Come sedermi a questo tavolino del cazzo di un bar afoso di Bari, come prendere la bustina dello zucchero di canna e non versarmela addosso, come fermare l'immagine davanti a me in un click estemporaneo. Che poi, tanto estemporaneo non è, visto che scatto foto pure alle mosche e pure a quelle volate via...