giovedì 11 ottobre 2012

Nel maggio del 1994 ho 23 anni e mezzo


Nel maggio del 1994 ho 23 anni e mezzo e prendo una cotta incredibile per un mio coetaneo. Cantiamo insieme nel coro parrocchiale e frequentiamo un ambiente molto chiuso: nessuno sa di noi, nemmeno noi stessi.

Nel novembre del 1998 chiudo quella storia perché non voglio dare risposte alla mia coscienza. Stare con un altro uomo è impensabile per me, per la mia famiglia, per la mia chiesa. Tutto l'amore che provo per il mio tipo non è sufficiente per abbattere la mia barriera mentale. Nessuno sa ancora di me.

Nel dicembre del 1998 subisco stalking dal mio ex: persecuzioni quotidiane e pedinamenti continui perché non accetta il mio abbandono. Fingo di partire per la Germania presso parenti, ma in realtà mi rintano in casa per un mese intero come fossi sotto sequestro. Mia madre è complice di questo "arresto ai domiciliari" perché ha compreso che sono turbato. Mi fa: "ma ti piacciono gli uomini?". Io: "Sì".

Dicembre 1998: comincia lo stalking di mia madre. Dalla minaccia del suicidio alla colpevolizzazione. Io lotto ogni giorno contro i suoi ricatti morali, ribadendo fermamente la mia identità sessuale. Mio padre è fuori da queste dinamiche.

Dicembre 1998: eppure cado nello stesso errore. Forse voglia di riscatto, forse amore vero, inizio una storia con una donna. Il mio ex non perde occasione per infangarmi e si reca da lei per raccontare ogni nostra pregressa intimità. Lei non teme questa verità e con grande spirito si lega a me per sette anni.

Dicembre 2005: mi sposo. Ora ho 35 anni e sono maturo. Non ho più paura della mia omosessualità e sono pronto anche a manifestarla. La mia donna è il mio uomo ideale. Con lei ho imparato ad accettarmi e a fare quel passo in più verso un'autostima da anni cercata. Amo questa donna perché mi ha fatto sentire me stesso, senza discriminazioni. Mia madre sull'altare mi chiede: "Sei sicuro di questo passo?". Io: "Sì".

Giungo 2007: lascio mia moglie, abbandono il tetto coniugale e vado a vivere da solo in un’altra città. Ho di nuovo perso la testa per un ragazzo che dice di amarmi. Mi mette di fronte ad una scelta: o lei o io. Io scelgo lui, scelgo l’istinto e la natura. Mi illudo di scegliere l’amore. A decisione presa, lui mi abbandona. Sono depresso ed entro in terapia per due anni. Incontro i miei suoceri e dico loro di essere gay. Mi umiliano, mi cacciano via.

Ottobre 2012: sono tornato provvisoriamente a vivere dai miei. Ho una relazione seria con un ragazzo, sono separato civilmente dalla donna che ho sposato e aspetto di tornare a vivere in una casa tutta mia. Lo farò a breve. Sono felice di me. Mia madre non ha mai abbandonato il sogno di vedermi ritornare con la mia ex moglie, eppure è premurosa con il mio compagno quando, prima di preparargli un dolce, si accerta di non usare la nocciola perché sa che ne è allergico. Mio padre è ancora fuori da queste dinamiche. Mio fratello e mia cognata sono cordiali con il mio compagno ed hanno saputo leggere nei nostri occhi un amore molto vicino a quello loro. I miei ex suoceri non mi salutano, la mia ex moglie mi adora e sono spesso a cena da lei. Ora frequento liberamente l'ambiente GLBT, sono il capo di un gruppo di amici uniti sotto l'unica egida dell'amore umano, uguale e solidale. Sto bene. Amo il mio compagno e amo mia madre, amo gli amici e amo la vita che mi è stata data in dono. Sono “uscito dall’armadio a muro”.

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